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guardare o vedere
30 gennaio 2019

Cosa guardiamo degli eventi? Molto spesso solo ciò che è evidente ai nostri occhi e alle nostre orecchie. Da quel punto di partenza nascono le considerazioni e i giudizi di condanna. Mi domando cosa accadrebbe se andassimo dietro agli eventi, dietro alla singola vita di ogni persona coinvolta. È impegnativo e soprattutto nessuno ce lo insegna, perché guardare con gli occhi dell’anima in assoluto silenzio, senza quella voce giudicante che cantilena: «Io sono meglio di te – Io non l’avrei fatto – Io non mi sarei comportat* così» necessità di un ingrediente fondamentale: conoscere sé stessi.

Si comincia con la volontà di farlo e all’inizio è come retrocedere nell’esperienza domandandosi per ciascuna quale sia lo scopo, il vantaggio, l’utilità di quello che è successo. Penserai che non ha nessun significato quello che stai leggendo: un episodio “negativo” è un episodio “negativo”, e i fatti parlano chiaro. E in parte hai ragione. Perché a volte la vita è così veloce che non ci permette di cambiare le cose. Eppure ci lascia un’altra possibilità, quella di guardarle da un altro punto di vista. Questo possiamo imparare a farlo.

Cosa provocherà in noi questo cambio di percezione? La possibilità di sospendere il giudizio che porta dritto nella sofferenza e nel rancore che logora e ci chiude nella gabbia della rabbia e della paura, per procedere in avanti, verso nuove esperienze consapevoli. Sono passi che vanno compiuti al rallentatore poiché il cammino è stretto, insidioso e ad ogni angolo c’è chi sussurra di tornare indietro, che è ingiusto andare oltre, che se vai oltre dimenticherai e se dimentichi avrà vinto l’altro.

 

Ottenere cento vittorie su cento battaglie non è il massimo dell’abilità: vincere il nemico senza bisogno di combattere, quello è il trionfo massimo (Sun Tzu)

 

La questione è che un conflitto non nasce mai dal nulla e in solitaria. C’è bisogno di una vittima e di un carnefice. Nessuna delle due figure potrà mai prevaricare l’altra: entrambe ne usciranno sconfitte perché sono le due facce unite nella stessa medaglia della paura. Entrambe stanno partecipando a una gara di sconfitta.

Se tolgo ossigeno al fuoco, smetterà di bruciare, ma se ci soffio sopra, divamperà inglobando ogni cosa intorno. L’ossigeno che diamo per mantenere vivo un conflitto, un ricordo sofferente, una persona cara che non c’è più, un episodio dove credevamo di avere ragione, è il nostro. L’energia è la nostra e la regaliamo a qualcosa o qualcuno che deve essere in qualche modo lasciato andare, se vogliamo continuare a respirare.

Quando è chiaro cosa accade dentro di noi, com’è debilitante fisicamente e mentalmente ogni forma di conflitto, allora ci potrà essere una scelta differente. Finché questo non accadrà, avremo sempre la sensazione di essere vincenti solo se sconfiggeremo l’altro.

 

"Nella quiete tutte le cose ricevono risposta e ogni problema viene risolto quietamente. Nel conflitto non ci può essere alcuna risposta né risoluzione, perché il suo scopo è di rendere impossibile ogni risoluzione e di assicurare che nessuna risposta sia chiara. Un problema posto nel conflitto non ha risposta, perché viene visto in modi diversi (Un Corso in Miracoli)"

 

In ogni corso, in ogni tecnica e in ogni pensiero alla base di SpiritualCoach® Percorso di Crescita Persona e Spirituale  c’è la ricerca della pace, della gioia, della felicità e di ogni cosa abbondante possa offrire la vita. È ben chiaro e mantenuto in evidenza che l’oscurità appartiene a questo mondo e che non è qualcosa da sconfiggere bensì da utilizzare a nostro vantaggio. Nell’oscurità c’è una parte di noi che attende di essere liberata. A noi la scelta, e se ti andrà potrai aumentare la tua consapevolezza partecipando il prossimo 20 Gennaio 2019 a: Lovehealing® Tecniche di Risveglio Interiore - Corso Base

Lucia Merico

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