Lo leggiamo ovunque, lo ascoltiamo ripetere come un mantra che passa di bocca in bocca, ma spesso rimane soltanto un’etichetta da esibire nei giorni di indignazione, per poi archiviarla poco dopo.
Restare umani non è uno slogan, è una scelta quotidiana. Una scelta che non si compie una volta per tutte, ma che si rinnova ogni giorno.
È un atto di coraggio che ci chiama a riconoscere la nostra vulnerabilità e la nostra forza, la capacità di amare e la possibilità di crollare, la necessità di sostenere e quella di lasciarsi sostenere.
Restare umani significa ricordare che siamo parte di un unico sistema, che non esistono esseri di serie A e di serie B, che il dolore non ha passaporto né confini.
La vita non fa sconti a nessuno e questo dovrebbe bastare per insegnarci a guardare l’altro con compassione e a scegliere di non chiudere il cuore.
È facile parlare di umanità quando tutto scorre tranquillo, quando le nostre giornate sono piene di piccoli impegni e di problemi affrontabili.
La vera prova arriva quando siamo testimoni dell’orrore.
Le immagini di guerre, uccisioni, carestie, ingiustizie scatenano in noi emozioni potenti e spesso ci spingono a chiuderci, a prendere posizione in modo drastico, quasi a difenderci dal dolore.
“Se lo è meritato. Se l’è cercata. Finalmente un po’ di giustizia.” Sono frasi che a volte pronunciamo o ascoltiamo, parole che sembrano alleggerire l’ingiustizia, ma che in realtà rivelano il dolore che portiamo dentro.
È come se, nel tentativo di trovare sollievo, gettassimo altra benzina sul fuoco. Ma un fuoco alimentato non smette mai di bruciare, anzi diventa più feroce.
Restare umani oggi significa non smettere di sentire anche quando il dolore sembra insopportabile.
Significa non chiudere gli occhi davanti alla sofferenza e avere il coraggio di guardare l’altro riconoscendo che la sua ferita potrebbe essere la nostra, che la sua mano potrebbe essere la nostra mano.
In nessuna guerra ci sono vincitori; solo vite spezzate, sogni interrotti, parole non dette. Restare umani vuol dire non lasciarsi ingannare dalla falsa logica del “noi contro loro”, perché in quella visione l’umanità perde sempre.
Restare umani non è ingenuità: è forza! È decidere di non lasciarsi corrompere dall’odio, di non alimentare la catena della violenza e della vendetta. È scegliere, ogni volta, di portare presenza, attenzione, compassione, anche quando tutto sembra spingerci nella direzione opposta.
E soprattutto, è riconoscere una verità scomoda: vittima e carnefice vivono sotto lo stesso tetto. In ognuno di noi ci sono entrambe le possibilità.
L’unico modo per spezzare la catena è avere il coraggio di guardarle entrambe, senza negare nulla, e scegliere la strada che ci avvicina alla vita invece che all’annientamento.
Un Corso in Miracoli ci ricorda che il rancore ci condanna. Chi si lascia imprigionare dalla vendetta e dall’odio non ha più spazio per la compassione e non può offrire perdono a nessuno. Questo non significa giustificare ciò che accade, ma comprendere che la nostra sola responsabilità è scegliere il perdono per noi stessi.
Il perdono non è mai un atto debole. È la forza che libera il cuore dall’incatenarsi a ciò che fa male. È l’atto più umano e al tempo stesso più divino che possiamo compiere.
Solo quando ci concediamo il perdono possiamo smettere di trasmettere veleno al mondo e tornare a portare un po’ di pace, a iniziare da noi.
Restare umani oggi significa scegliere di non scivolare nella rassegnazione. È riconoscere che indignarsi non basta, ma che la nostra indignazione può trasformarsi in azione consapevole, in gesti che riportano umanità nella quotidianità.
Ogni volta che ascoltiamo senza giudicare, che tendiamo una mano invece di alzare un muro, che scegliamo la presenza invece dell’indifferenza, stiamo compiendo un atto rivoluzionario.
Non ci salveranno le grandi dichiarazioni, ma la somma di piccole scelte quotidiane fatte con coscienza.
Restiamo umani non è uno slogan. È un cammino. È la scelta di vedere negli occhi dell’altro uno specchio, anche quando riflette dolore, rabbia o paura. È riconoscere che non possiamo cambiare il mondo se non siamo disposti a cambiare lo sguardo con cui lo osserviamo.
Accorgiamoci. Perché la vera rivoluzione comincia nel momento in cui decidiamo di restare umani, nonostante tutto.
In quali momenti della tua vita hai scelto di restare umano, anche quando sarebbe stato più facile chiuderti?
Cosa significa per te oggi la parola “compassione”?
C’è qualcuno o qualcosa che senti pronto a perdonare per liberare il tuo cuore?
Quale piccolo gesto puoi compiere oggi per portare più umanità nel tuo quotidiano?
La speranza è che queste poche domande alle quali rispondere possano in qualche modo aiutarti a rivolgere l'attenzione verso una visione differente.
Restare umani non è solo una riflessione, è anche un allenamento interiore.
Nella SpiritualCoach Academy questo principio diventa parte integrante del percorso: imparare a guardarsi dentro, accogliere l’ombra, trasformare il dolore e riscoprire la propria luce sono passi concreti per vivere con più presenza e responsabilità.
L’umanità, la compassione e il perdono non restano parole astratte, ma si trasformano in esperienze dirette che aiutano a diventare maestri di sé stessi.
È così che restare umani diventa un cammino spirituale, personale e professionale allo stesso tempo, un viaggio che non finisce mai e che ci rende capaci di portare nel mondo la rivoluzione più autentica: la nostra presenza.
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