13 agosto 2021
l ascolto questo sconosciuto

Che cosa sta succedendo? Comprendo che l’ascolto di sé possa essere alieno a chi non lo ha mai praticato, ma per chi lo conosce e lo pratica, dovrebbe essere intensificato. Non ricordo un momento così portentoso e complicato che spacca in due nel vero senso della parola. Almeno, non da quando sono al mondo. Mi lascia sospesa ad osservare, incapace di stare o da una parte o dall’altra come fossi su un'altalena.

Quanto è difficile l’ascolto. Ti mischia le carte in tavola e ti mette di fronte a scelte e spaccature importanti. Le saprò gestire? Saprò far fronte alla decisione che sto per prendere? Perché l’ascolto seleziona. Ecco, ho trovato il modo per dirlo: è un selezionatore di idee personali e collettive. Come mai sto scrivendo questo? Te lo spiego subito ed ha a che fare col piedistallo. Ho trattato questo argomento diverse volte, e una in più secondo me può far solo bene. 

Cominciamo da qui. Se fai le cose per bene - come gli altri si aspettano - trovi un coro a elogiarti. Quando il cambiamento ti spinge a valutare nuove idee, ti ritrovi a dover gestire critiche a volte pesanti e ad essere messo da parte dalle stesse persone che prima ti portavano in palmo di mano.

Ho dato e ricevuto questo trattamento, frutto dell’ascolto limitato. E sai qual è stato il risultato? Non sono stata bene in nessuna delle due circostanze

Succede quando eleggiamo qualcuno a districatore dei problemi che solo noi possiamo risolvere. Come avviene? Semplice: lo mettiamo sul piedistallo e cominciamo ad adorarlo nella speranza che ci verrà data la ricetta magica per una vita spettacolare. Ecco: questo non si dovrebbe mai fare! Mettere sul piedistallo, intendo. E sai perché? Presto o tardi scopriamo che non è vero niente: da chi è sul piedistallo non potrà mai arrivare per infusione la ricetta della felicità. E così la cosa certa che faremo sarà quella di tirare giù con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione: critica, lamento, insulti, manifestazioni di disprezzo e quant’altro suggerisce la fantasia del momento.

Una condizione di questo genere si manifesta quando non hai ancora compreso a fondo e fatto esperienza di essere responsabile della tua vita al 100%

Fintanto che darai anche solo una insignificante percentuale di responsabilità ad altri non potrai sperimentare la vera libertà. E il promemoria che devi appuntarti è che mettere qualcuno sul piedistallo è garanzia di una prigionia, spesso lunga e dolorosa. Dovrai guardarlo dal basso vero l’alto e ti verrà un male al collo così potente da bloccarti in quella posizione. 

Noterai nell’altro tutte le qualità che tu credi di non avere. Coltiverai la speranza che – per infusione – possa trasmetterle a te senza che tu faccia nessuna fatica. Smetterai di praticare e se lo farai sarà sempre e solo per attirare la sua attenzione. La mancanza dell’ascolto ti impedirà di vedere sentire e percepire la lenta e incessante frustrazione e sofferenza che sale occupando spazio dentro di te.

Adorerai la sua vita credendola perfetta e sarai disposto a seguirlo ovunque, ignorando i segnali di attenzione e pericolo. Non stai proprio pensando a come liberare la tua vita ma a come ottenere un’attenzione costante. Sei nei guai se non cambi visione, e te lo dico per esperienza personale

Se incontri qualcuno che credi possa esserti d’ispirazione, prenditi il meglio di quel momento, metti in pratica i suggerimenti, verifica cosa succede e portati a casa il risultato di una vita migliore. E sopra ogni cosa, fai di tutto per diventare tu stesso un modello d’ispirazione per chi ti sta intorno. Questa modalità è garanzia di ascolto e attenzione verso di sé prima ancora di puntare il dito contro gli altri.

Prima di mettere qualcuno sul piedistallo, domandati chi si farà più male quando lo tirerai giù.La coerenza arriva da un lungo e riflessivo ascolto e sviluppo della fiducia, durante il quale hai smantellato ogni certezza sulla quale basavi prima la tua esistenza. La sensazione è come se le cose venissero portate via. E qui l’ascolto aiuta a comprendere che non stiamo perdendo nulla: stiamo solo tastando il loro valore reale. E ti lascio con le parole di Simone Perotti che prendo a prestito dal suo libro «L’altra via»

«Chi agisce davvero, concretamente, sta già manifestando, lo fa ogni giorno, anzi fa qualcosa di più: sta testimoniando. Dunque non ha tempo né voglia di urlare slogan per poi tornare a una vita in cui c’è ben poco di ciò che ha appena scandito a voce alta, con la finta rabbia tipica di chi preferisce parlare che fare»

Il risultato di una nuova comprensione, onesta, coerente di pensiero e completa generalizzazione, è lo stadio della vera pace. E la vera pace è coinvolgente.

 

 

 

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Lucia Merico

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